Come abbiamo già visto in precedenza, la zama e la plastica presentano delle caratteristiche molto diverse tra di loro (se non hai ancora letto il mio articolo su questo argomento, puoi trovarlo al seguente link: È meglio la zama o la plastica per i tuoi componenti in serie?).
Sotto certi aspetti, questo facilita la scelta iniziale sulla materia prima da utilizzare: sarà il componente stesso a chiederti determinate proprietà e funzionalità, che puoi andare a ricercare in un materiale piuttosto che nell’altro.
Le caratteristiche chimico-fisiche differenti, però, sono legate ad una serie di vantaggi che puoi ottenere scegliendo la zama piuttosto che la plastica.
Un aspetto che salta all’occhio immediatamente – anche ai non esperti del settore – è la qualità percepita delle leghe di zinco.
Un componente in metallo, infatti, riesce a trasmettere già visivamente una sensazione di maggior robustezza e attenzione estetica. Maneggiando poi il pezzo in questione, è possibile testare l’elevata resistenza e si ha la percezione di tenere tra le mani un oggetto destinato a durare nel tempo.
I materiali plastici invece, sono esteticamente meno eleganti e la loro leggerezza trasmette l’idea di una più veloce fruibilità, ma anche una maggior fragilità nel tempo.
Vediamo allora in dettaglio alcuni dei principali aspetti che influiscono in maniera vantaggiosa sulla produzione di un componente in zama anziché plastica, concentrandoci sui termini di qualità dimensionale e percepita.
Elevata ripetibilità e qualità di produzione
Per parlare di produzioni ad elevata qualità e pezzi tra di loro identici, dobbiamo innanzitutto comprendere come avviene il fenomeno del “ritiro” di ciascun materiale.
Dopo lo stampaggio, il ritiro della zama è pressoché istantaneo e, nei giorni seguenti lo sformo, le dimensioni del getto non cambiano.
Questo ti permette di ottenere grandi quantità di pezzi dimensionalmente costanti, anche a distanza di tempo. Com’è intuibile, questo aspetto è molto importante per il risultato finale di una produzione in serie, e conferisce un livello di qualità superiore ai tuoi componenti, che risulteranno tutti identici tra loro.
La stessa cosa non si può dire per i materiali plastici.
La plastica è molto sensibile al cambiamento climatico.
Per questo, non è raro avere situazioni assurde dove, con lo stesso stampo, i pezzi ottenuti in estate appaiono dimensionalmente diversi da quelli stampati in inverno.
In realtà, più che la temperatura, quello che influisce è l’umidità ambientale.
Di solito si cerca di limitare questa problematica, essiccando la plastica immediatamente prima di procedere allo stampaggio, anche se alla fine si tratta di un semplice rimedio palliativo, poiché riesce a ridurre solo in parte i danni.
La zama è molto meno sensibile a questi fenomeni e alla fine il risultato è una più alta ripetibilità del processo.
Questo comportamento del materiale nel periodo successivo allo stampaggio puoi verificarlo tu stesso eseguendo delle prove pratiche.
Prendi un pezzo in zama appena stampato e lo misuri subito, una volta freddo. Se ripeti la misurazione nei giorni successivi, ti accorgerai che manterrà le stesse proporzioni.
Non aspettarti, invece, di ottenere un identico risultato con il componente in plastica.
Se fai un’attività di collaudo non appena il pezzo si raffredda e confronti le misurazioni ottenute con quelle rilevate il giorno dopo, sempre sullo stesso componente, ti ritroverai con valori decisamente differenti.
Questo, a dimostrazione che la plastica ritira molto più lentamente della zama e in qualche modo ne rallenta la produzione.
Infatti, durante la fase di stampaggio, è necessario poter controllare i pezzi con gli appositi strumenti di misura. Mentre nel caso della zama si può procedere alla rilevazione non appena il componente diventa freddo – e quindi è possibile fare una misura “al volo” – lavorando con la plastica è necessario attendere almeno 24 ore, e questo va a rallentare di fatto le operazioni successive.
A lato pratico, bisogna dire che questa differenza non è poi così importante per il cliente. Potrebbe essere rilevante, invece, per lo stampatore, perché se non dovesse utilizzare le accortezze necessarie – preferendo accelerare la lavorazione per ridurre i suoi costi – rischierebbe di produrre alte percentuali di materiale non conforme.
Quello che è un reale vantaggio a lato pratico è conoscere come un materiale subisce il ritiro dimensionale nelle 3 direzioni dello spazio e, nel caso della zama, questo avviene in modo omogeneo.
Ricordiamo invece, che il ritiro della plastica può essere influenzato dai parametri di stampaggio. Anche se da una parte questo aiuta a recuperare alcuni difetti dello stampo, può in realtà diventare un grosso problema, perché significa che tra un lotto e l’altro si noteranno delle notevoli differenze dimensionali tra i pezzi.
La zama non presenta questo genere di problemi, poiché i pezzi stampati a distanza di tempo – anche se con parametri di processo ottimizzati di volta in volta – avranno sempre le stesse dimensioni.
Se vuoi progettare un componente in zama e conoscere tutte le caratteristiche che possono modificare l’aspetto dimensionale di un pezzo, hai bisogno di un esperto in leghe di zinco!
Complessità del progetto
Se vuoi realizzare un componente di elevata complessità geometrica, puoi raggiungere un ottimo risultato utilizzando entrambe le materie prime.
Le differenze tra un materiale e l’altro si noteranno soprattutto in fase di assemblaggio: sarà a questo punto che il tipo di progetto ed il collegamento che dovrai eseguire tra i pezzi ti indurrà a scegliere la lega di zinco piuttosto che un materiale plastico.
In particolare:
– se hai previsto la realizzazione di incastri a scatto, una buona resa te la darà la plastica;
– se nel progetto sono stati inseriti dei collegamenti filettati, allora un ottimo risultato lo otterrai grazie alla zama.
(Se vuoi saperne di più, leggi l’articolo “La zama, rispetto alla plastica, migliora la lavorabilità dei tuoi componenti in serie”)
Trattamenti superficiali
Per quanto riguarda le finiture superficiali, bisogna fare una distinzione tra trattamenti protettivi ed estetici.
I trattamenti protettivi non sono previsti nel caso di componenti realizzati con la plastica. Questo materiale, infatti, non necessita di alcuna copertura finale di protezione dagli agenti atmosferici, perché – a differenza della zama e dei metalli in generale – non subisce il fenomeno dell’ossidazione.
I trattamenti estetici offrono degli ottimi risultati sia per le materie plastiche che per la zama.
In realtà – anche se la resa finale è molto valida in entrambi i casi – sia le verniciature che i trattamenti galvanici decorativi richiedono delle lavorazioni tra loro differenti.
Alla fine, si può generalizzare dicendo che per la zama la gamma dei trattamenti estetici galvanici offre un risultato di qualità più elevata.
Un discorso a parte lo farei per la cromatura eseguita sulla plastica: personalmente non la riesco proprio ad apprezzarla. È una lavorazione che viene eseguita con l’unico scopo di provare ad aumentare la preziosità percepita dell’oggetto, cercando di modificarne almeno l’impatto visivo, ma il risultato finale di questo trucco a basso costo rimane piuttosto deludente. Infatti, la qualità percepita viene a decadere nel momento stesso in cui si tocca quel pezzo di plastica camuffata a metallo.
Il messaggio che sembra lanciare quel povero oggetto è quasi “vorrei essere di zama, ma mi hanno fatto di plastica”.